partecipo al progetto

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sabato 23 giugno 2007

che fatica scrivere

Che fatica scrivere, inserire minuscole tessere in un quadro grossolanamente tracciato e che prende lentamente forma, ogni tesserina nella sua collocazione esatta, e tenere a mente tutti gli autori che si sono pronunciati su un concetto come cosmopolitismo o ibridazione, e le diverse accezioni dei concetti, e le possibili implicazioni delle loro affermazioni, e le posizioni degli attori rispetto alle enunciazioni teoriche, cercando di non tralasciare nulla, o perlomeno nulla che sia indispensabile alla trama del disegno tracciato: tessere la trama, ogni tanto scucirla, tagliare, incollare, ricamare. Sto leggendo "Metafora e vita quotidiana" di Lakoff e Johnsons e in questo momento sono quindi estremamente consapevole della connotazione metaforica delle frasi usate per descrivere i concetti: scrittura come mosaico, come stoffa, come disegno, forma in tutti i casi, edificio, struttura in altri. Senza passare per questi termini eideticamente evocativi il nostro pensiero incontrerebbe dei limiti, non arriverebbe a concepire. L'esempio da loro usato della metafora di idee come oggetti e di espressioni linguistiche come contenitori mi sembrano però riduttive e superate, ce ne sono molte altre che costituiscono modelli cognitivi più raffinati, aiutano a "vedere" meglio in cosa consiste il processo creativo che avviene attraverso la scrittura, imbevuta di una visione estetica e talora poetica. E il corpo, i muscoli tesi allo spasimo, la mente tesa allo stesso tempo come un arciere che punta il suo arco sul bersaglio e la freccia che deve andare dritta al punto? E le idee, il testo come un cibo che lievita, come un materiale che va lavorato o impastato? La complessità di una simile attività si può rendere solo con un arazzo di metafore. O con un racconto. Mi ricordo di quando ero piccolissima, e i miei cugini un po' più grandi di me a Ischia, per insegnarmi a colorare bene le immagini, o forse per quel sadismo che è tipico dei cugini più grandi, coloravano le figure lasciandovi dei buchi, e mi chiedevano di colmare alla perfezione quei buchi. Ecco, spesso scrivere me lo raffiguro così, colorare una figura e poi riempire dei buchi. Che poi è metafora ben appropriata per un testo concettuale. Bisogna rafforzarlo, suturare i suoi punti vulnerabili (altre metafore).

9 commenti:

Anonimo ha detto...

magari qualche piccolo spazio lascialo, per far emergere la tela grezza e far capire che dove il discorso è radicato, come si edifichi su un nulla ipotetico...Mi aspettavo un post culinario e invece...cibo per la mente:D

barbara68 ha detto...

D, più di tela grezza si tratta di una pila di pancakes (eccoti il cibo!) una spirale a ritroso. Il progetto che lo fonda deriva da anni di ricerca, una tessera dopo l'altra,letture incrociate con dati, la mia stessa esperienza personale, difficile sintetizzare questo lungo processo. se invece ti riferisci al testo qualche accenno lo do. comunque ci saranno altri post culinari ;)

barbara68 ha detto...

Pfffff pffffff, ho letto l'ultimo post del randolfo, non riesco a trattenermi.... pensa che qualche tempo fa avevo inventato un'arte marziale dal nome koto koto (Con tutte le sue mosse, beninteso), e ora scopro che quella parola esiste :D

Anonimo ha detto...

era un' analogia non definita.pensavo alla pittura a certi lavori in cui la natura morta o un personaggio emergono con un senso di incompiutezza dal fondo lasciato senza imprimitura, quasi a sottolineare la creazione dalla materia bruta.In un lavoro di sintesi e rielaborazione l'effetto si potrebbe ottenere evidenziando il percorso da una idea data al suo evolversi in altro (cambiare forma? o come direbbe Mario..)

Anonimo ha detto...

E' il nome, penso più antico, di Kyoto. D

barbara68 ha detto...

Decano, non capisco il senso della parentesi. Comunque penso che la differenza tra un articolo scientifico e la narrazione in effetti risieda qui, nella tentazione dle suo autore di cercare di tener tutto sotto controllo.

Anonimo ha detto...

Uhm,uhm..(vero).Buonanotte!

barbara68 ha detto...

a pensarci bene sì, questo percorso spesso lo traccio, ma partendo da un altro quadro definito (quello che viene chiamato precomprensione). qui procedo verso la dissoluzione di alcune categorie (chiaro no?????).
ma partiamo da presupposti diversi, confrontarli in poche parole è difficile.... beh ho finito di postare e vado a morf(e)izzarmi...
umpf...

barbara68 ha detto...

sto leggendo delle cose interessantissime di Bhabha sul Piacere del testo di Barthes e su una nozione di indeterminatezza e apertura/incompletezza sorprendentemente simile a quella derridiana, a cui Bhabha si aggancia proprio per parlare di una concezione aperta della teoria, quanto cose, quanto tempo ci vuole per discuterne?
almeno quello di un caffé arabo, tra té alla menta e una chicha al tabacco di mela, il che in tutto fa almeno un'ora e mezza :)...

film à ne pas rater

  • Come l'ombra, Marina Spada
  • el-Jenna alan, Paradise now, Hany Abu-Assad
  • Il segreto di Esma, Jasmila Zbanic
  • Inland Empire, David Lynch
  • La vita segreta delle parole, Isabelle Coixet
  • Mille miglia lontano, Zhang Ymou
  • Rosetta, Jean-Pierre e Luc Dardenne

letture

  • Amitav Ghosh, circostanze incendiarie, Neri Pozza
  • Aminatta Forna, Le pietre degli avi, Feltrinelli
  • Studio Azzurro. Videoambienti, ambienti sensibili
  • Rick Moody, I rabdomanti, Bompiani
  • Claire Castillon, Veleno, Bompiani
  • Werewere Liking, La memoria amputata, BCD editore
  • Antonio Pascale, La manutenzione degli affetti, Einaudi
  • Simon Ings, Il peso dei numeri, Il Saggiatore

ascolti dalla a alla zebda

  • Aida Nadeem, Out of Baghdad
  • Alessandro Scarlatti, Giovanni Bononcini, "Andate, o miei sospiri"
  • Amine e Hamza M'Rahi, Asfar
  • David Sylvian, Nine horses
  • David Sylvian, tutto
  • Diego Ortiz, Ad Vesperas, Cantar Lontano
  • Domenico Gabrielli, Opera completa per violoncello
  • Emanuela Galli, Gabriele Palomba, Franco Pavan, Languir me fault
  • Eric Truffaz, Mounir Trudi, Face-à-face
  • François Couperin, Leçons de Ténèbres
  • Gianmaria Testa, Extra-muros
  • Henry Purcell, Fantazias, Rose Consort of viols
  • Hildegard von Bingen, Canti estatici
  • J.S. Bach, Soprano Cantatas, Cappella Istropolitana
  • Japan, tutto
  • Marc Antoine Charpentier, Salve Regina
  • Marin Marais, Pièces à deux violes 1686
  • Mario Biondi (essì, Mario Biondi)
  • Paolo Conte, Elegia
  • Ray Lema, Mizila
  • Rose consort of viols, Elizabethan songs and consort music
  • Sonia M'Barek, Tawchih
  • Vengeance du rap tunisien
  • Violent femmes, Violent femmes (purissima goduria)
  • Zebda, Essence ordinaire

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