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sabato 7 aprile 2007

as-salaamu 'alaikum

ٲڶسڶام
ٲڶسڶام

non avevo molto tempo per gli effetti speciali e perciò... auguri a tutti i transitanti.....
purtroppo trasportate fuori da word le lettere arabe si slegano ma è il meglio che posso fare
(ah, si legge da destra verso sinistra :-)


giovedì 5 aprile 2007

dei benefici indubbi della professione giornalistica. teorema seguito da un breve elenco di libri


Teorema: l'esercizio della professione giornalistica fa bene al portafogli e anche alla cultura.

Dimostrazione del punto 1: l'altro giorno mi accingevo a intervistare Philippe Besson, e mentre transitavo per la Stazione Centrale, anche a passo piuttosto veloce, per ingollare un happy meal in 5 mn alle ore 15, qualcuno ha aperto il mio ufficetto portatile à dos, di due scomparti, con cerniere lunghe un metro. benedetti ladri, ora nemmeno a milano si sta più sicuri. ma non sono riusciti a prendere il mio magnifico portafogli rosso stampato lucertola tipo vecchia zitella (peraltro con dieci euro dentro, da buona napoletana) perché era infilato in un taschino ben protetto dall'ultimo libro di Philippe Besson, Un ragazzo italiano (Guanda). Naturalmente ho ringraziato lo scrittore per il favore. Leggere questo libro è stato veramente molto significativo per me, dove lo trovo un altro portafogli così?

Dimostrazione del punto 2: conclusa l'intervista e uscita dall'albergo, situato in un punto milanese veramente strategico, mi sono fermata come di consueto alla bancarella che sconta libri in anteprima al 40% e ho acquistato Barry Miles, Beat Hotel, Diario indiano di Allen Ginsberg (ma questi, entrambi Guanda, erano destinati a qualcun altro), poi Circostanze incendiarie di Amitav Ghosh (Neri Pozza), Mutilata di Khady (Cairo Editore). (forse il punto uno cozza con il punto 2, ma vabbé...)

Per la cronaca, avevo altri libri addosso: Riconoscersi di Fabio Quassoli (Cortina), Bastenier/Dassetto, Immigration et espace public, L'Harmattan, Dan Bechman, Ville et immigration, Prière d'insérer (L'Harmattan), Mariangela Giusti, Esistenze migranti a Milano e provincia, David Morley, Home territories. Media, mobility and identity, Routledge, Young Yun Kim, Becoming intercultural, Sage, Heidrun Friese, Identities. Time, difference and boundaries, Bergham. In tutto dodici libri a spasso per Milano. Che so, magari mi danno il premio Bancarella.

lunedì 2 aprile 2007

Still life


Still Life è un film che non va tanto ascoltato quanto guardato, perché la maggior parte della passa dalle immagini. Lo sfondo è quello di una zona stravolta da un gigantesco piano infrastrutturale di costruzione di dighe, che prevede la sommersione della vallata fino al livello di centocinquanta metri. Nel villaggio di Fenjie si intrecciano due storie, due ricerche di persone la cui vita è stata in qualche modo influenzata dalla costruzione delle dighe. Han Sanming, un minatore, giunge nel villaggio per trovare l'ex moglie, che aveva comprato e che gli era stata portata via dalla polizia, e la figlia sedicenne che non ha mai visto. Ma la moglie si è spostata chissà dove a causa e lui rimane lì ad aspettare partecipando ai lavori manuali di demolizione delle case. Un'altra donna del suo stesso villaggio arriva anche lei a cercare il marito ingegnere che non vede da due anni, che probabilmente ha una relazione con un'altra donna, decidendo di lasciarlo. Dopo un anno Han Sanming ritrova la ex moglie, che lavora su una barca in attesa di un riscatto di trentamila yuan (anche se il motivo resta vago, sembra un probabile debito dovuto dal fratello della donna), mentre la figlia si è spostata ancora più a sud per lavorare. Il film non va compreso tanto guardando alle storie dei protagonisti che più spiccano ma alla coralità dei personaggi. La narrazione rimane quasi bloccata. I demolitori non fanno altro che demolire e mangiare, in una tacita solidarietà maschile. La moglie di Han Sanming comprende in uno dei dialoghi finali che la sua vita sarebbe stata migliore se l'avesse trascorsa con il marito che l'aveva comprata. Il breve scorcio sulla vita della burocrazia della zona mostra come causa agente un potere senza volto che può decretare lo smantellamento ipso facto delle case, che non si cura degli infortunati sul lavoro, e che spinge migliaia di persone all'esodo nelle direzioni più casuali. La mancanza di narrazione dice l'immobilità di queste esistenze, che sono ben lungi da poter configurare la propria vita come quella cicogna che Karen Blixen diceva apparisse alla fine del percorso esistenziale, cioé il disegno di una storia in qualche modo intenzionale. Comincio a pensare che questa sia una delle ultime grandi narrazioni occidentali, tra le più tenaci a morire. Più di ogni cosa parlano le immagini, le bellissime vallate sommerse e brumose, il paesaggio dominante degli scheletri dei palazzi in demolizione. E particolarmente toccante è la scena di un vecchio che è costretto a lasciare la vecchia casa da demolire, e che va ad abitare in un vano ricavato sotto l'arcata di un ponte. Mentre la propaganda cinese inneggia al trionfo del piano, parla dell'entusiastica partecipazione degli abitanti alla demolizione, illumina in modo spettacolare nuovi ponti, e si viene a sapere che nelle miniere possono esserci decine di morti ogni anno. Un film senza sbavature, che non urla le sue denunce, non commuove, ma lascia solo il senso della mancanza di senso di vite alla deriva, senza alcuna chance di progettualità, travolte come le case.
Devo fare una post-illa a questo post. A volte i tentativi occulti di Google di influenzare le nostre vite attraverso l'ordine dei siti corrispondenti alle parole chiave ha qualche vantaggio. Io per esempio cercando la locandina del film ho trovato questo sito molto interessante con le sinossi dei film, tutte le recensioni pubblicate dai giornali e anche i commenti degli spettatori. Questa frase in particolare mi ha colpita: "descrizione unilaterale di una civiltà troppo avulsa dalla nostra". E' quel "descrizione unilaterale" che proprio non riesco a capire cosa voglia dire. Doveva essere bilaterale, poliedrica, bipartisan, concertata, occidentale, dodecaedrica, dodecafonica, pentapartitica, pentagrammatica, boh? Il concetto di autorialità non è estensibile ai cinesi? Rimango una morettiana di ferro: chi parla male, pensa male. E poi tutto rimane "troppo avulso", che tristezza.

film à ne pas rater

  • Come l'ombra, Marina Spada
  • el-Jenna alan, Paradise now, Hany Abu-Assad
  • Il segreto di Esma, Jasmila Zbanic
  • Inland Empire, David Lynch
  • La vita segreta delle parole, Isabelle Coixet
  • Mille miglia lontano, Zhang Ymou
  • Rosetta, Jean-Pierre e Luc Dardenne

letture

  • Amitav Ghosh, circostanze incendiarie, Neri Pozza
  • Aminatta Forna, Le pietre degli avi, Feltrinelli
  • Studio Azzurro. Videoambienti, ambienti sensibili
  • Rick Moody, I rabdomanti, Bompiani
  • Claire Castillon, Veleno, Bompiani
  • Werewere Liking, La memoria amputata, BCD editore
  • Antonio Pascale, La manutenzione degli affetti, Einaudi
  • Simon Ings, Il peso dei numeri, Il Saggiatore

ascolti dalla a alla zebda

  • Aida Nadeem, Out of Baghdad
  • Alessandro Scarlatti, Giovanni Bononcini, "Andate, o miei sospiri"
  • Amine e Hamza M'Rahi, Asfar
  • David Sylvian, Nine horses
  • David Sylvian, tutto
  • Diego Ortiz, Ad Vesperas, Cantar Lontano
  • Domenico Gabrielli, Opera completa per violoncello
  • Emanuela Galli, Gabriele Palomba, Franco Pavan, Languir me fault
  • Eric Truffaz, Mounir Trudi, Face-à-face
  • François Couperin, Leçons de Ténèbres
  • Gianmaria Testa, Extra-muros
  • Henry Purcell, Fantazias, Rose Consort of viols
  • Hildegard von Bingen, Canti estatici
  • J.S. Bach, Soprano Cantatas, Cappella Istropolitana
  • Japan, tutto
  • Marc Antoine Charpentier, Salve Regina
  • Marin Marais, Pièces à deux violes 1686
  • Mario Biondi (essì, Mario Biondi)
  • Paolo Conte, Elegia
  • Ray Lema, Mizila
  • Rose consort of viols, Elizabethan songs and consort music
  • Sonia M'Barek, Tawchih
  • Vengeance du rap tunisien
  • Violent femmes, Violent femmes (purissima goduria)
  • Zebda, Essence ordinaire

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