partecipo al progetto

partecipo al progetto
ibridamenti.splinder.com

mercoledì 13 giugno 2007

une journée quelconque, dans le monde


Arrivo in ufficio, e mi metto a tradurre in inglese la diagnosi di ricovero di A., che deve portare in Egitto dal suo medico, quest'estate. Leggendo, mi rendo conto che abbiamo la stessa età, giusto qualche mese di differenza, ma lui sembra molto più anziano di me. Le tracce sui volti, i denti precocemente invecchiati, lo stazzonamento che si porta come una seconda pelle, i lavori non pagati, eppure usa quelle maniere di negoziare arabe, che conosco bene, gentili e carezzevoli, non devi tradurre tutto insieme, un po' alla volta, un rigo alla volta, c'è tempo. Leggo, e traduco, epilessia, abuso di anfetamine. Chi dice che una cartella clinica è arida è incapace di penetrare segni. Una cartella clinica è, pur nelle sue asperità stenografiche che con qualche pena si sormontano, una traccia di un percorso inscritto in un corpo presente e vivente a chi la redige.
Scendo giù per parlare con una donna che viene dalla Francia, le hanno rubato documenti e carte di credito, cerca un posto dove dormire, un uomo di una certa età l'ha ospitata per due notti e la accompagna per aiutarla, dice di avere problemi politici e di voler sparire dalla Francia per qualche settimana. Non indago ulteriormente. Arriva l'uomo che cerca di avere la cittadinanza italiana, e che ha trovato un lavoro, ma oggi piove e due telefonate vanno a vuoto. Un ragazzo marocchino deve correre a Limbiate per un lavoro ma non sa dov'è, ha un'aria smarrita quando gli diciamo che è fuori Milano.
Mi fermo un po' allo sportello, apro un giornaletto da metro, leggo di un padre che violentava il figlio di tredici e la figlia di dieci, e la madre che diceva di non credere ai figli e li picchiava. Un uomo ha ucciso i genitori e li ha fatti a pezzi, trasportati via in sacchi di plastica, per l'eredità.
Arriva D., i miei colleghi gli dicono "ma sei più pulito del solito" e chiudono la porta di passaggio, mentre lui, dopo aver biascicato come al solito non mi lavo perché non voglio, chiede di ricopiargli i numeri del telefonino perché ha cambiato scheda. Gli altri vanno chi da una parte chi dall'altra, resto l'unica disponibile. Comincio ad annotare e penso infastidita, ma perché non lo fa lui, e poi penso, ma forse questo è un modo per aprire un canale, e glieli copio diligentemente. D. si allontana, io anche e gli lascio il foglietto allo sportello. Quando torno, il mio collega mi dice: "Ha detto che sei stata brava".
Un'ora dopo, passante ferroviario, chiedo della stazione di Certosa e della fermata del tram ad una donna che potrebbe avere qualche anno meno di me, un'aria fresca, qualcosa di infantile nell'espressione. Scopro che è infermiera nello stesso ospedale e reparto in cui devo andare io, che ha il mio stesso nome (quando mi presento e le dico il mio mi dice, pensavo mi stessi prendendo in giro). Mi accompagna gentilmente al reparto temporaneamente dislocato e mi lascia, stringendomi la mano in una morsa, con quella sua piccola e sottile. Ma tutte così, le infermiere, la stretta di mano? E penso che mi fa piacere che una persona con il mio nome lavori lì, quasi potesse essere come una parte di me.
Vado da E., mi dice delle cose che dapprima non capisco, sai, c'è stato un po' di trambusto, quando un paziente decide, si rimane un po', l'ho tenuta tutto il tempo e poi è andata via in un momento, succede sempre così quando le persone muoiono, perché per E. le persone decidono di morire. E io le chiedo quando è successo? Mezz'ora fa, aveva novantaquattro anni, eppure è dispiaciuta, il peso della morte addosso, e dopo un po' arrivano i parenti, e lei chiama la camera mortuaria. Parliamo un po', poi mi dice, devo andare, ci sono i pazienti.

lunedì 11 giugno 2007

Non aprite quella copertina

Fra traduzioni sulle modalità sensoriali della comunicazione e minuziosi tentativi di ricomporre e ritagliare frastagliati concetti come ibridazione culturale e cosmopolitismo sul profilo scaturente da racconti di persone, esperienze in corpore, il mio cervello la sera ha l'aspetto metaforico di uno stanzino stipato di roba alla bell'e meglio, tanto da non potercene mettere più se si vuol chiudere la porta senza che tutto crolli. Prendo Derrida o Warhol in mano, mastico a fatica una frase ripercorrendola quattro volte, poi desisto. E allora mi dico, sarà il caso di far letture più leggere la sera, e dò un'occhiata a Lily la tigre di Alona Kimhi, autrice israeliana il cui libro da noi ha ottenuto (e quando mai no?) nuemerosi apprezzamenti. L'incipit rischia di aggravare l'indigestione da cena armena, procurandomi una congestione, tuttavia mi sforzo di leggere ALMENO una pagina. Ne traggo un florilegio.
Incipit: Sfilo il tappo dal collo della boccetta di cristallo e ne verso il contenuto dentro la vasca che si va lentamente riempiendo.
Secondo capoverso: Adesso il profumo. La precisione nel dosaggio dei componenti è il segreto della perfezione globale. Una a una verso le fialette nere degli oli essenziali.
Terzo capoverso: Nessuno riuscirà mai a convincermi che un bagno con la schiuma sia un semplice trattamento cosmetico. Piuttosto, è un rituale pagano, fatto per rammentare alla donna che ogni abluzione è un ritorno alla schiuma primordiale da cui è nata la Venere che è dentro di lei. Per questo verso il prezioso gel Guerlain senza levare gli occhi dal getto borbottante, finché tutta la vasca è ricoperta da un ricamo di precoce cielo primaverile, soffici nuvole squarciate da nastri viola.
Sarà pure ironico, ma questo non lo rende meno sciatto. Un incipit così lo condanna ad esecuzione immediata senza possibilità di ricorso. Lo butto sdegnata ai piedi del letto, meditando di sbarazzarmene quanto prima bookrossandolo al primo malcapitato, e mentre mi riprendo con una strisciata di Warhol mi riprometto di non usare mai un bagnoschiuma viola. Non si intona alle piastrelle del bagno, e poi non cambierei per niente al mondo la mia verdeggiante verbena tunisina. Clic. Dissolvenza. Sogno nostalgici canti armeni alla tastiera elettrica e danze gioiose che ricostituiscono patrie in improvvisati carrefours.

domenica 10 giugno 2007

murale, 2

















(...)Ogni volta che ho cercato me stesso ho trovato gli altri
Ogni volta che li ho cercati, in loro non ho trovato
che me stesso straniero.
che io sia il singolo moltitudine?


(u kulluma fttashtu an nafsi u jadtu al akhrin
u kulluma fttashtu anhum lam ajd fihum
sua nafsi ar ghiba
hal ana al fardu al hushudu?)


E sono lo straniero. Stanco della via Lattea
verso l'amata, stanco delle mie qualità.
la forma si stringe. La parola s'allarga.
e io trascendo i bisogni della mia parola.

(U ana ar ghibu. Ta'bitu min darb al halib
ila al habib, ta'bitu min sfati.
Ysiqu ash shklu. Yatasa'u al kalam.
Afidhu 'an hajat mafardti)


Mi guardo negli specchi:
sono io, quello?
Recito bene il mio ruolo nell'ultimo atto?
Ho letto il copione prima di questa messinscena
o me l'hanno imposto?
Sono l'attore
o la vittima che ha cambiato versione
per vivere nel postmoderno
dopo che l'autore ha abbandonato il testo
e attori e pubblico se ne sono andati?

(Afidhu 'an hajat mafridni.
hal ana hua?
hal u'ddai jaddudan dauri min al fasl al akhir?
u hal qra'tu al masrhyiat qbel hada al 'ardh
am furdhat 'allia?
u hal ana hua min yu'ddai ad daura
am anna adhyia ghayyart aqualha
li taysh ma ba'd al hadatha, ba'dma
anharafa al mu'llfu 'an siaq an nassa
u ansrafa al mumatthlu u ash hudu
u andhuru?)


(Murale, Mahmoud Darwish, epoché, pp. 21/23. Foto, Mahdyia, agosto 2006)

n.b ad Delmi traduce al habib, l'amato, con l'amata, (??).

film à ne pas rater

  • Come l'ombra, Marina Spada
  • el-Jenna alan, Paradise now, Hany Abu-Assad
  • Il segreto di Esma, Jasmila Zbanic
  • Inland Empire, David Lynch
  • La vita segreta delle parole, Isabelle Coixet
  • Mille miglia lontano, Zhang Ymou
  • Rosetta, Jean-Pierre e Luc Dardenne

letture

  • Amitav Ghosh, circostanze incendiarie, Neri Pozza
  • Aminatta Forna, Le pietre degli avi, Feltrinelli
  • Studio Azzurro. Videoambienti, ambienti sensibili
  • Rick Moody, I rabdomanti, Bompiani
  • Claire Castillon, Veleno, Bompiani
  • Werewere Liking, La memoria amputata, BCD editore
  • Antonio Pascale, La manutenzione degli affetti, Einaudi
  • Simon Ings, Il peso dei numeri, Il Saggiatore

ascolti dalla a alla zebda

  • Aida Nadeem, Out of Baghdad
  • Alessandro Scarlatti, Giovanni Bononcini, "Andate, o miei sospiri"
  • Amine e Hamza M'Rahi, Asfar
  • David Sylvian, Nine horses
  • David Sylvian, tutto
  • Diego Ortiz, Ad Vesperas, Cantar Lontano
  • Domenico Gabrielli, Opera completa per violoncello
  • Emanuela Galli, Gabriele Palomba, Franco Pavan, Languir me fault
  • Eric Truffaz, Mounir Trudi, Face-à-face
  • François Couperin, Leçons de Ténèbres
  • Gianmaria Testa, Extra-muros
  • Henry Purcell, Fantazias, Rose Consort of viols
  • Hildegard von Bingen, Canti estatici
  • J.S. Bach, Soprano Cantatas, Cappella Istropolitana
  • Japan, tutto
  • Marc Antoine Charpentier, Salve Regina
  • Marin Marais, Pièces à deux violes 1686
  • Mario Biondi (essì, Mario Biondi)
  • Paolo Conte, Elegia
  • Ray Lema, Mizila
  • Rose consort of viols, Elizabethan songs and consort music
  • Sonia M'Barek, Tawchih
  • Vengeance du rap tunisien
  • Violent femmes, Violent femmes (purissima goduria)
  • Zebda, Essence ordinaire

Etichette