in cui si parla di borhan
A me, per quei singolari meccanismi delle associazioni mentali, il nome Buràn mi rimanda a borhan, la prova che un wali, una sorta di santo musulmano, mediatore tra gli uomini e Dio, dà della sua forza, soprattutto in situazioni di crisi e conflitto, smuovendo quindi il tessuto delle leggi ordinarie. Buràn, giornale online dalla raffinata veste grafica che opera mediazioni tra vite e forme di creatività e di espressione in rete, è un po' una dimostrazione della forza della rete di dar vita a un intreccio di voci che brulicano incessantemente nel mondo, si trasmettono attraverso il tempo, lanciate, esposte dagli angoli più disparati. Buràn è un portale, una conurbazione che apre porte su flussi di coscienza, scritture disseminate, io narranti che non delegano più ad altri il compito di parlare per loro, di far cronaca da dietro un vetro e provvisti di pinze. Crocevia autobiografici in cui vediamo continuamente la Storia intrecciarsi con singole esistenze, afferrando la portata di questo movimento prima di ogni concettualizzazione teorica, parole vissute nella carne di corpi e di luoghi, di cangianti configurazioni spaziotemporali. E che in questo numero, dedicato al conflitto, ci mostrano attraverso occhi di altri come il conflitto, a livello politico, storico, individuale e interpersonale può essere vissuto, aiutandoci a tracciare un quadro di somiglianze e differenze inestricabilmente intrecciate. Buràn è un porto, un sito di sosta temporanea da cui avviare cammini di erranza seguendo le tracce di chi ha già tracciato un percorso, arrivando a destinazioni sconosciute, rendendole note, ricreando i discorsi in lingua italiana. E' una delle possibili strade che la logica del dono e dello scambio, dell'ascolto sensibile della voce dell'altro, del coinvolgimento immaginativo in vite altrui può prendere in rete. Che non è poi altro che una dimensione rivelatrice della ricchezza, complessità e stratificazione delle vite.
12 commenti:
Allettato dalle suadenti parole della musa(ehehehe!)veleggio verso
Buràn :D
mah, non vorrei che fosse più che altro il parto di una mente malata (in senso letterale...)
Barbara, dai... fondiamo anche noi una bella rivista on-line! ;-) Un saluto, Oy of Olaz
Scherzi a parte... grazie per questa tua bella segnalazione di Buràn.
oy, ci manca solo quella... poi sprofondo... :) per ora mi limito a fare brevi incursioni di qua e di là... :)
Tre sono i motivi per cui ti ringrazio, da buranico e da lettore di questo blog.
Il primo è per il post in sé, ovviamente, raffinato e preciso.
Il secondo è per la parola borhan, che non conoscevo e che mi piace molto e spero di non dimenticare. Sottintende un qualcosa di profondo.
Il terzo è per quel "conurbazione", che pure non conoscevo e adesso non vedo l'ora di usarlo :)
M
mauro, ma ci mancherebbe, e poi più che altro sono andata a briglia sciolta e a orecchio, conurbazione, nel senso di agglomerato articolato e di snodo tra globale e locale, mi piaceva... :)
cmq non te la cavi così, questo ti costerà una fortuna da Passalacqua, eh eh eh ;)
è stupendo questo post
(grazie per il commento articolato e interessante che hai lasciato di là da me)
ciao!
Yzma
Bellissimo post, come sempre del resto... Ciao Giulia
grazie Yzma e Giulia, ma non faccio altro che raccogliere tracce lasciate in giro da altri... :))
Per quello (ma che te lo dic'a fa' che 'l sai bene?) c'è "glocale" (che però suona brutto assai. effettivamente conurbazione è un'altra cosa).
passa l'acqua, volentieri.
grazie per la bellissima segnalazione
calma, glocale mi fa venir l'orticaria e conurbazione è decisamente più stylish. sì, passare dall'acqua!:)
effe, grazie a te, che poi se me lo dici anche tu magari ci credo sul serio!
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