I miei premi gastronomici Grinzane
Mi sono trovata a gironzolare di qui e di là a Torino al Grinzane Cavour, in un tour de force tra conferenze e pranzi. Sono stati circa quattro, ma mi hanno talmente farcita da farmi tornare a Milano con intenti quasi ramadaneschi. Dopo aver ceduto all'ultima tentazione, quella di assalire un salame al Barolo comprato prima di partire, mi accingo a procedere come da programma. Nel frattempo però, soprattutto in omaggio all'amico Davide L. Malesi, procedo immodestamente a segnalare le pietanze che maggiormente il mio palato ha gradito e i luoghi dove esse sono state consumate.
Premio antipasto: Tegamino di cardi e topinambur con vellutata all'acciughetta (Ristorante del cambio)
Premio primo piatto: Risotto Carnaroli al Montelera Brut profumato al melograno
Premio secondo: nulla è stato capace di appagarmi, né il pescespada della Terrazza Martini nè i vari arrosti (mangiare manzo mi procura dei forti sensi di colpa). Volendo proprio metterci qualcosa, ci infilo la faraona su letto di soncino e coulis di mirtilli che in realtà era l'antipasto della Terrazza Martini
Premio dessert: il boccon soffice di mele e cioccolato alla cannella, un puro orgasmo
Premio Selezione cioccolata: ho deciso di degustare una cioccolata Venchi all'assenzio, con il 75% di cacao e la texture leggermente ruvida. La fata verde annidata nel cioccolato provoca un tripudio dei sensi.
Gastronomia a parte, c'erano una ventina di scrittori africani invitati ad un convegno sul tema "Dall'oralità alla scrittura", ai quali si sono interessati pochissimi giornali, i quali si sono buttati a pesce (Manifesto escluso) sulla più che ottantenne Nadine Gordimer, deliziosa vecchietta che dell'oralità non se ne frega niente e di letteratura africana mostra quindi di capirci poco. Ma tant'è. Visto che il lettore medio è più interessato a lei che non alla magnifica Werewere Liking o a Emmanuel Dongala, o almeno così si presume, che si accontenti pure il lettore conferendo auctoritas alle gordimeriane parole, che, sbattute in pagina senza commento critico, acquisiscono valore oggettivo. Cerco di digerire questa triste costatazione, molto più amara e meno appagante della cioccolata Venchi , e mi riprometto di riservare uno spazietto a qualche scrittore africano nei prossimi posts (si può dire posts?)