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venerdì 9 febbraio 2007

cultura materiale #1


Quest'anno ho ricominciato a fare fotografia ma con uno spirito molto diverso da quello che usavo in precedenza, riflettendo su una modalità etnografica, profonda, di fare foto, che possa provenire dalla conoscenza di usi culturali, della vita in un luogo, e allo stesso tempo contribuire a fornirne indizi. Non ciò che salta più agli occhi in quanto indice stereotipato di identità e diversità, ma ciò che è nascosto nella sua banalità, eloquente nella sua significatività. Ho fotografato segni di cultura, oggetti legati a usi, immaginando nel guardarli e nel fotografarli corpi e gesti che usano gli oggetti, conferendo loro significato e rendendoli fotografabili, anzi da fotografare. Un'estetica dell'immagine che la leghi al racconto di un mondo di gesti e di usi.
Ad esempio questi variopinti oggetti di plastica sono quelli che i tunisini usano per le pulizie intime in mancanza del più tecnologico spruzzino, un tubo d'acciaio dall'energico getto d'acqua. La carta igienica è una introduzione recente, e ancora poco usata, ispira diffidenza e fa pensare che noi occidentali siamo sporchi. E' sempre l'acqua che lava e purifica in Tunisia, acqua che cola a rivoli fuori dalle porte delle case e dei negozi, satura di candeggina per disinfettare. Ognuno pulisce lo spazio, sgomberandolo dalle sporcizie sospinte in avanti dal flusso dell'acqua. Mi ricordo le camminate mattutine impregnate di quest'odore di candeggina che segnava l'inizio dell'attività quotidiana, suono di preghiere salmodiate che fuoriesce dai negozi e dai piccoli bugigattoli del suq, donne che puliscono a piedi nudi rinfrescandoli nell'acqua, una folla di gente indaffarata e in movimento sui marciapiedi, ritmi come ovattati, tutto il miscuglio di odori che appartiene ad un luogo, e ad uno solo. Una cultura legata al rito religioso delle abluzioni, pulizia interna ed esterna al tempo stesso, purezza. Separare ciò che è pulito, nadhif, da ciò che è sporco, msah, riordinando e classificando incessantemente il mondo. Un semplice e umile oggetto d'uso porta dietro di se una cosmologia, rimanda a tecniche del corpo e habitus, sensorialità ai quali siamo stranieri e talvolta resistenti.

mercoledì 7 febbraio 2007

cicatrici invisibili


Oggi sono stata a Roma per assistere ad un convegno sulle cosiddette Mgf, nome con il quale vengono indicati svariati tipi di asportazione dei genitali femminili, che possono andare da una leggera ablazione a un'eradicazione del clitoride, alla rimozione e cucitura delle grandi labbra. E' un fenomeno diffuso soprattutto in Africa e che si stima riguardi circa 130 milioni di donne. Le ricadute sulla salute di queste donne possono essere innumerevoli, tanto quanto le motivazioni che vengono attribuite a questa pratica: di purificazione religiosa, di pulizia, di miglioramento estetico, di controllo della sessualità e della procreazione. Nei fatti, soprattutto nelle forme più radicali, le donne vengono private della sensibilità sessuale, i rapporti diventano dolorosi non solo per loro ma per gli stessi mariti, che, come direbbe Bourdieu, sono dei dominanti dominati essi stessi dalle regole della dominazione (i suoi giochi di parole ritorti mi piacciono sempre tanto, tanto quanto sono rigorosamente analitici). Il 6 febbraio è la giornata mondiale per ricordare le Mgf, ed è la prima volta che questa giornata viene ricordata in Italia. Il ministero della salute, quello delle pari opportunità e alcune regioni, come Lombardia, Toscana e Lazio, si stanno mobilitando per conoscere le dimensioni del fenomeno, fare opera di prevenzione e dialogo per evitare nuovi dolori ad altre bambine. Sono stata contenta di essere lì, mi sono piaciute la Turco e la Pollastrini, ho ammirato il coraggio e l'impegno di tutte le persone che lavorano per cercare di cambiare mentalità tradizionali e usanze sociali complesse e profondamente imbricate nelle società in cui vengono praticate. Anche da noi, parlare con queste donne è difficile, perché spesso si sottraggono alle istituzioni sanitarie. Un medico che ha cominciato a visitare immigrati clandestini in sala mortuaria al San Gallicano a Roma, quando mancava lo spazio e qualsiasi coordinata legislativa, ha citato una frase da Saint-Exupéry: l’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede che con il cuore. Una filosofa, Francesca Brezzi, ha parlato della passione di pensare. La filosofia riceve dalla realtà concreta le questioni su cui si deve interrogare. Quando vedo una di queste donne, egiziana, somala, eritrea o etiope, ho sempre un sussulto, pensando alla cicatrice invisibile che porta silenziosamente con sé e tutte le sue conseguenze. E voglio credere che esista ancora una passione del pensare e dell'agire che orienta il nostro impegno, dare un piccolo contributo che rischiari la comprensione delle cose, che possa apportare un pur microscopico cambiamento, un'apertura al dialogo, un minimo sobbalzo nelle coscienze.

film à ne pas rater

  • Come l'ombra, Marina Spada
  • el-Jenna alan, Paradise now, Hany Abu-Assad
  • Il segreto di Esma, Jasmila Zbanic
  • Inland Empire, David Lynch
  • La vita segreta delle parole, Isabelle Coixet
  • Mille miglia lontano, Zhang Ymou
  • Rosetta, Jean-Pierre e Luc Dardenne

letture

  • Amitav Ghosh, circostanze incendiarie, Neri Pozza
  • Aminatta Forna, Le pietre degli avi, Feltrinelli
  • Studio Azzurro. Videoambienti, ambienti sensibili
  • Rick Moody, I rabdomanti, Bompiani
  • Claire Castillon, Veleno, Bompiani
  • Werewere Liking, La memoria amputata, BCD editore
  • Antonio Pascale, La manutenzione degli affetti, Einaudi
  • Simon Ings, Il peso dei numeri, Il Saggiatore

ascolti dalla a alla zebda

  • Aida Nadeem, Out of Baghdad
  • Alessandro Scarlatti, Giovanni Bononcini, "Andate, o miei sospiri"
  • Amine e Hamza M'Rahi, Asfar
  • David Sylvian, Nine horses
  • David Sylvian, tutto
  • Diego Ortiz, Ad Vesperas, Cantar Lontano
  • Domenico Gabrielli, Opera completa per violoncello
  • Emanuela Galli, Gabriele Palomba, Franco Pavan, Languir me fault
  • Eric Truffaz, Mounir Trudi, Face-à-face
  • François Couperin, Leçons de Ténèbres
  • Gianmaria Testa, Extra-muros
  • Henry Purcell, Fantazias, Rose Consort of viols
  • Hildegard von Bingen, Canti estatici
  • J.S. Bach, Soprano Cantatas, Cappella Istropolitana
  • Japan, tutto
  • Marc Antoine Charpentier, Salve Regina
  • Marin Marais, Pièces à deux violes 1686
  • Mario Biondi (essì, Mario Biondi)
  • Paolo Conte, Elegia
  • Ray Lema, Mizila
  • Rose consort of viols, Elizabethan songs and consort music
  • Sonia M'Barek, Tawchih
  • Vengeance du rap tunisien
  • Violent femmes, Violent femmes (purissima goduria)
  • Zebda, Essence ordinaire

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