murale, 2
(...)Ogni volta che ho cercato me stesso ho trovato gli altri
Ogni volta che li ho cercati, in loro non ho trovato
che me stesso straniero.
che io sia il singolo moltitudine?
(u kulluma fttashtu an nafsi u jadtu al akhrin
u kulluma fttashtu anhum lam ajd fihum
sua nafsi ar ghiba
hal ana al fardu al hushudu?)
E sono lo straniero. Stanco della via Lattea
verso l'amata, stanco delle mie qualità.
la forma si stringe. La parola s'allarga.
e io trascendo i bisogni della mia parola.
(U ana ar ghibu. Ta'bitu min darb al halib
ila al habib, ta'bitu min sfati.
Ysiqu ash shklu. Yatasa'u al kalam.
Afidhu 'an hajat mafardti)
Mi guardo negli specchi:
sono io, quello?
Recito bene il mio ruolo nell'ultimo atto?
Ho letto il copione prima di questa messinscena
o me l'hanno imposto?
Sono l'attore
o la vittima che ha cambiato versione
per vivere nel postmoderno
dopo che l'autore ha abbandonato il testo
e attori e pubblico se ne sono andati?
(Afidhu 'an hajat mafridni.
hal ana hua?
hal u'ddai jaddudan dauri min al fasl al akhir?
u hal qra'tu al masrhyiat qbel hada al 'ardh
am furdhat 'allia?
u hal ana hua min yu'ddai ad daura
am anna adhyia ghayyart aqualha
li taysh ma ba'd al hadatha, ba'dma
anharafa al mu'llfu 'an siaq an nassa
u ansrafa al mumatthlu u ash hudu
u andhuru?)
(Murale, Mahmoud Darwish, epoché, pp. 21/23. Foto, Mahdyia, agosto 2006)
n.b ad Delmi traduce al habib, l'amato, con l'amata, (??).
13 commenti:
Quanta verità in quel primo verso:
"ogni volta che ho cercato me stesso ho trovato gli altri"
P.S.
Io sono un esperto scambista
Trovo sempre qualcuno che mi scambia per qualcun altro!
Buona domenica anche a te!
sì Mattia sono d'accordo con te, anche il secondo verso sintetizza in modo fulminante decine di tomi sull'argomento.
ah, scusa, ma sei mirco, ti avevo scambiato per qualcun altro, sai con tutto sto vaievieni ;).....
in effetti è difficile e spesso faticoso smettere o decidere di smettere di recitare, per riappropiarsi di se stessi e vivere.
sempre più spesso si preferisce recitera
spalluzza
trovo che spesso è molto più faticoso recitare.
ma poi, chi recita si allontana o si avvicina rispetto a ciò che é? je ne veut pas me casser la tete, rilevo la differenza e penso a me stessa che già richiede molto impegno.
in genere chi recita, almeno quelli che conosco o ho conosciuto io, lo fanno per essere qualcosa di altro che percepiscono più facilmente accettata dalla gente. io non posso. posso solo essere me stessa e questo non è che crei pochi problemi. a volte.
spalluzza
parlare di accettazione è poco. ma qui debbo autocensurarmi.
Il problema è (dico a Spalluzza) che il "me stesso" non esiste. Cioè: ma cosa vuol dire essere se stessi? Il me stesso è uno straniero, proprio come dice la poesia postata. C'è l'idea che il me stesso sia all'infuori di me, all'infuori di questo Io così noioso e stancante e limitante, così stupido. A volte è stupido essere se stessi. Questo, ovviamente, secondo me che comunque di identità non capisco niente.
Barbara, stanno cominciando a diradarsi i nuvoloni pensieriformi del weekend? :-)
già Flalia se ne potrebbe parlare all'infinito. cambiare significa allontanarsi da Sè, seguire un principio di individuazione o risanamento (oppure precipitare), arricchirsi, o non ha alcun senso?
Credo che Darwish possa intendere l'Io come Io aperto, quindi accogliente verso gli altri in cui ci rispecchiamo e che ci arricchiscono, rivelando al tempo stesso parti di noi che non conoscevamo. ad Delmi traduce ghiba con straniero, ma devo vedere le altre implicazioni semantiche della parola. E nafs, che è una delle anime, ma anche me stesso, l'ipseità (e qui la questione apre votìragini), potrebbe indicare con un Io che sembrerebbe immutabile. Quello che si chiede, alla fine Darwish, è se l'Io non sia una molteplicità aperta agli altri e al divenire, mi sembra, in questa strofa.
La cosa mi prende perché ci sto pensando su. Invece ho sospeso con in lavoro perché ho il cervello ingolfato, ma qualche giorno di tempo ce l'ho ancora, ora vado in piscina a smaltire crema al cioccolato e tagliatelle al tartufo e predispormi ad una cena armena. grazie per essere passata e per il pensiero... :))
io credo, perchè un po' l'ho vissuto su me stessa, che per essere aperti ed accoglienti si deve essere se stessi. se volete essersi accettati anche nel modo in cui dice flalia. con le proprie piccolezze, brutture, limiti, ma alla fine anche con le cose belle che si hanno e si è. per me gli altri tra l'altro sono occhi che guardano dove e come io non posso, cuori che sentono come io non riesco, cervelli che pensano e creano quello che io non so, mani che fanno cose che io non so fare, piedi che vanno in direzioni che io non riesco o non posso prendere.....
spalluzza
mah io sono del parere che senza sviluppare complessi da padreterno ci si possa anche un po' migliorare, che poi significa alleviare problemi che ci fanno soffrire. per il resto d'accordo con te, il problema è chi non lo è. deliziosi i cavallini, perché non entri anche tu nel magico mondo dei blog ?;)
ci vuole costanza e regolarità....io non ho né l'una né l'altra!
spalluzza
p.s.:se vuoi puoi pubblicarli.
stanco delle mie qualità
ci sentiamo così quando ci impongono il copione e allora non le riconosciamo più le nostre qualità...
Yz
spalluzza, è un mezzo che puoi usare come e quando vuoi, è un modo di porre qualcosa di se stessi tra gli altri :)
Yzma, a volte sì, ci sono dei prezzi alti da pagare, baci.
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