murale, jadaryia
Ecco il tuo nome,
disse una donna, e scomparve nel cunicolo sinuoso...
(Hadha hua ismuka
qalt imratun
u ghabat fi -l marra al-lulbyya)
Vedo il cielo laggiù, a portata di mano,
e l'ala di una colomba bianca mi porta
a un'altra infanzia. Non sogno
di sognare. Ogni cosa è reale.
(Ara al-masa' hunaka fi mutanauali al-aidi
u ihmluna jnahu hmama bi sa'an
sauba tufula ukhra ulman ahlum ba'ni
kuntu ahlumu. Kullu shay' uaqa'i)
So che abbandono me stesso...
e m'involo. Sarò ciò che diventerò
nell'ultimo firmamento. E ogni cosa è bianca,
il mare sospeso sul tetto di una bianca nube
e bianco il nulla nel cielo bianco dell'assoluto.
Sono e non sono stato. E sono solo, sul limitare
di questa bianca eternità. Giunto prima della mia ora,
non un angelo è apparso per dirmi:
"Che cos'hai fatto, laggiù, sulla terra?".
E non ho udito l'esultanza dei giusti,
né il lamento dei peccatori. Sono solo, nel biancore,
solo...
Nulla mi addolora sulla soglia della resurrezione,
non il tempo né i sentimenti.
Non sento la leggerezza delle cose né il peso dei tormenti. Non trovo a chi domandare:
Dov'è, ora, il mio dove? Dov'è la città dei morti e io, dove sono? Non c'è il nulla,
qui, nel non-qui... nel non-tempo,
e non c'è esistenza.
Come se fossi già morto prima d'ora...
So cos'è questa visione, so che
sto andando verso l'ignoto. Forse
in qualche luogo continuo a esser vivo
e so ciò che voglio...
Un giorno sarò ciò che voglio.
(sa'sir yuman ma uridu)
Un giorno sarò un'idea. Nessuna spada la porterà
alla terra desolata, nessun libro...
Come pioggia su una montagna spaccata
allo spuntare di un filo d'erba,
non vincerà la forza
né la giustizia smarrita.
Un giorno sarò ciò che voglio.
Un giorno sarò uccello, dal nulla trarrò
la mia esistenza. Ogni volta che le ali bruciano
avvicino la verità, rinasco dalla cenere. Sono il dialogo
dei sognatori, ho rinunciato al corpo e a me stesso
per completare il primo viaggio verso
il significato, che mi ha bruciato dileguandosi.
Sono l'assenza. Sono il celeste
fuggiasco.
Un giorno sarò ciò che voglio.
(Mahmoud Darwish, Murale, epoché, pp. 9-11, trad. Fawzi ad-Delmi. foto, Mahdyia, Tunisia, agosto 2006. I versi saranno gradualmente affiancati dalla versione originale traslitterata, per il piacere del suono)
6 commenti:
una delle mie ultime manie è fotografare murales o graffiti che dir si voglia in giro. per il momento ne ho una collezione di napoli, roma e milano. la prima cosa che ho pensato guardando la foto e senza ancora aver lesto il testo è la differente complessità del segno grafico....
spalluzza
grazie cara, magari nella seconda puntata mi spieghi meglio cosa intendevi, pciuck
Grazie Barbara dei commenti che mi hai lasciato...
E poi certe cose dette da te con i tuoi interessi culturali... fanno triplice piacere!
Buon fine settimana!!!
ehm esimio confermo che lei è il più sopraffino satirumorista della blogosfera, ma non mi dica queste cose in pubblico che sprofondo (ma anche in privato), la prego...
mi piace moltissimo :)
Yz
Yzma, vedo che ti stai facendo un giretto :)
darwish è uno dei poeti nella mia categoria personale "m'inginocchio", nella quale includo walcott e pochi altri, mi fa piacere che ti piaccia.
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