Natura morta
Se il nostro occhio è troppo condizionato da una pre-visione di un luogo che pre-vede immagini tipiche o salienti che sono considerate un po' come l' "essenza" del luogo, quello che vi è di più "originale", il rischio è che l'occhio sia troppo selettivo e non colga immagini significative. Si ripetono così in un eterno circolo vizioso gli stessi tipi di immagine senza scoprire nulla di nuovo. L'occhio si deve dunque allontanare da ciò che è noto e scontato per guardare altrove, negli aspetti apparentemente più umili e misconosciuti. Così si può riconoscere al luogo una sorta di universalità estetica, rifiutandosi di categorizzarlo e cogliendo immagini che potrebbero essere ovunque. Eppure queste immagini parlano di qualcosa. Ancora una volta parlano di una cultura materiale, di modi di disporre gli oggetti, di slittamento dei confini tra ordine e disordine. Nel fare alcune fotografie, che poi questo mio intento sia riuscito e meno non lo so, ho cercato di ritagliare forme dal colore, mettendo questo al primo posto. Credo che una mia fonte di ispirazione sia stata Le storie di Matisse di Antonia Byatt. Ho cercato di rendere in colore quanto lei evocava con parole.
8 commenti:
Ho capito bene la foto è tua?
E' carinissima!
Per quanto riguarda le tue osservazioni sono verissime...
Condivido...
Noi diciamo che ciò che abbiamo davanti è banale perchè non "vediamo" quel particolare oggeto ma la nostra idea di quell'oggetto
Non guardo con attenzione un gatto che mi passa accanto... perchè ho già visto il gatto in generale cioè ho un'idea di gatto...
Spero di non aver fatto confusione...!
ciao!
yes, è il fior da fiore delle mie foto estive :-). io avevo in mente stereotipi di paesaggi marini e vacanzieri, donne col velo, immagini orientaliste in genere.
ma sei a casa? :-)
Questa foto è davvero molto molto bella!
ciao e buona giornata.
p.s. molto bella
grazie maria, se lo dici tu è una garanzia ;-)
io dico che fotografare gli oggetti serve a farli parlare, a dar loro una voce.
anche tu hai fotografato oggetti che parlano; altro che natura morta!
bella foto.
ciao
A me capita di pensare, quando sono in un posto meraviglioso e poi di ritornarci (come mi sta capitando per il mare d'inverno di Marina grande, a Capri), di non volermi abituare alla bellezza dei colori che ho davanti agli occhi e ogni volta che guardo quel mare mi dico ricordati della prima immagine, mi impongo di non passare nell'abitudinario. Non so se c'entra con il tuo discorso. Non so neanche se si è capito quello che volevo dire. :-))
Allora complimenti!
Per la foto!
Un ciao di passaggio, anzi di passeggio!
pannonica, hai espresso sinteticamente quello che ho detto con un giro di parole. far parlare gli oggetti, grazie
meriggio, il mio era un discorso più circoscritto, riguardante la scoperta e il racconto in fotografia di cose nuove. Per me il mare è o era una gioia continua che non sazia mai, purtroppo ho dovuto abituarmi alla sua mancanza, non so se questo coincide con le tue sensazioni. Credo che andare al lavoro dopo aver percorso un tratto di mare sia una rara fortuna. diverso è il discorso di quando fotografare il mare è tutto ciò che si riesce a dire di un luogo, ma questo è un pensiero riferito soprattutto alle destinazioni turistiche
mirco, grazie due volte, shukran!!!
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