menu domenicale e contorno musicale # 2
Il piatto di oggi, unico, robusto, sostanzioso e quasi da indigestione, consiste in un polpettone indiano alla melassa con contorno di canzoncine bollywoodiane.
Ero andata all'Oberdan con l'intenzione di fare una maratona cinematografica. Il primo film avrebbe dovuto essere Jism, ovvero Il corpo, di Amit Saxena, storia dostojewskiana di un alcoolista che intreccia una relazione con la casalinga Sonia, che lo porterà ad ucciderne il marito. Almeno, questo è quello che dicono i curatori di "Sguardi altrove". Perché io quel film non l'ho mai visto. Sono entrata con una mezzoretta di ritardo in sala, merci Dieu, per assistere alla sciropposa storia, di cui non so nemmeno il titolo, tra il musicista Vikram e la giovine e talentuosa Tina, che fa la barista ma è dotata di una voce eccezionale. Vikram la accoglie magnanimamente nella sua scuola di musica perché scorge in lei l'interprete ideale delle sue canzoni. Ma quando Tina dimostra con sorprendente velocità di essere anche un'ottima compositrice al buon Vikram la cosa non sta proprio bene. Così le ruba la canzone e la umilia in pubblico. La poveretta, che è cristiana, si rifugia in un convento decisa a non cantare più perché ha deluso il suo maestro e a farsi suora. Ma lui tra balletti e canzoni la convince a rientrare in scena e le regala una serata tutta per lei dalla quale Tina uscirà trionfante. E decide, moralisticamente, di rinunciare per sempre al suo amore e di diventare un buon maestro, mettendo in ombra la sua creatività a esclusivo beneficio di quella degli allievi. Stremata da due ore di cotale stile, ho appena iniziato a vedere Paap. Una giovane pastorella del Ladakh, regione himalayana, vestita di sgargianti sete e ornata di chili di turchesi, riceve chissà perché da un lama l'incarico di andare a prendere in consegna a Delhi un bambino che è la reincarnazione di un maestro defunto. La ragazza esegue il compito, ma il bambino assiste nelle toilettes dell'aeroporto ad un efferato omicidio, e decide coraggiosamente con la consapevolezza da reincarnato qual'é di testimoniare. A questo punto ritenevo di aver visto il meglio dei film, vale a dire scorci di magnifico paesaggio del Ladakh, e ho deciso di andare. Anche il relativismo culturale ha i suoi limiti fisici. Mentre uscivo da una porta, scena quasi da film, entrava dall'altra un amico che non vedevo da tempo, e che mi ha raccontato del suo recente viaggio a Bangalore mentre passeggiavamo per Corso Buenos Aires. Le coincidenze della vita a volte sono veramente sorprendenti. Sosta di una settimana per riprendere fiato in vista del festival del cinema africano.
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