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giovedì 28 giugno 2007

Ristabilire confini

Si è concluso dimessamente, in sordina, questo periodo di lavoro allo sportello d'aiuto della Stazione. Si pensa che le fini da chissà quale peso simbolico debbano essere contrassegnate e invece no, è solo la dissolvenza di un'ora nell'altra, una giornata nell'altra, un impercettibile cambiamento nell'ordine delle cose mentre tutto gira intorno come sempre. Oggi era stata organizzata una giornata di formazione trasformata a livello istituzionale in evento di richiamo per i media. Io sono rimasta sola allo sportello, a confrontarmi con una coda quasi continua che strideva con l'atmosfera da deserto dei tartari dei giorni precedenti. Le richieste delle persone, le loro esitazioni, le attese, gli indugi, le lentezze, le mute richieste, le preghiere, mi strappavano lingue di energia crepitante come un fuoco che sta per spegnersi, lasciandomi esausta, irritata, impaziente. Sentivo le mani sporche, e le tracce delle guance che si erano appoggiate alla cornetta del telefono, di respiri che mi invadevano e respingevano.
Arriva, dopo un tempo non troppo lungo, in questo lavoro, una fase che segue la spinta di fusione e immedesimazione iniziale. Tu sei tu, gli altri sono gli altri, tu hai la loro vita, loro la loro. E continui con questo surreale lavoro di tourist informations per poveri, nel quale la richiesta di un letto in dormitorio per un nuovo arrivato è pari a quella di un albergo, con lo stesso tipo di indicazioni sui percorsi, le condizioni di alloggio, i tentativi di questi particolari viaggiatori di orientarsi nelle informazioni. Sai che molti di loro non troveranno un posto dove dormire, e preghi dentro di te che un modo per abituarsi lo trovino, perché è tutto quel che possono fare. Chi fa un lavoro del genere, uscito da quel posto, dovrebbe recarsi a coltivare un orto, curare il suo giardino, cucinare piatti armoniosi e lievi, se plonger dans le découpage, e non andare a occuparsi di manipolare concetti, e nemmeno dei figli né di riordinare la casa, dovrebbe solo dedicarsi, come una specie di monaco, a incamerare armonia per poi emanarla a sua volta. Oggi è venuto un uomo che mi ha chiesto se vi fossero richieste di lavoro, mi ha detto che è uscito di prigione, che non trova nulla, nulla, nemmeno sulla lista degli invalidi civili, e che devo fare un altro reato? Nel dargli la lista dei centri di orientamento al lavoro gli ho detto, non devi mai smettere di tentare, non arrenderti, ma lui, esasperato, ha voltato la schiena e se n'è andato. E' venuto uno il cui odore d'alcool perforava i vetri dello sportello, mandando un curriculum per un lavoro, e io mi sono detta, questo qui chi se lo prende. Il gestore di una cooperativa mi ha detto di essere interessato a passarci annunci di lavoro, spero i miei colleghi li accettino. E' venuto un frequentatore abituale dello sportello, sorprendentemente commosso per la mia partenza, perché, diceva lui, quando si comincia a stabilire un dialogo, eppure non mi sembrava si fosse intessuto alcun rapporto speciale. Qualche giorno fa era venuto D., che improvvisamente, ad un certo punto, aveva cominciato a dirmi: "A me non mi vuole bene nessuno". E poi che voleva tornare dalla sua famiglia, dalla madre di quasi novant'anni, ma che prima doveva capirsi, conoscersi, e poi che non si perdonava per il male che aveva fatto, per essersi speso i soldi a puttane, per aver tradito la sua compagna mentre era ubriaco, anche se lei lo perdonava. E io che gli dicevo che come si fa a capirsi se non ci appoggiamo agli altri, e che si doveva perdonare, e lui, sono orgoglioso, lo so che se voglio ne esco, e allora, gli dicevo io, escine, torna da tua madre prima che sia troppo tardi. Ad un certo punto si è messo a piangere, poi mi ha detto scusa se ti ho portato via del tempo, e io gli ho risposto no, mi fa piacere parlare con te, ma mi osservavo dall'esterno come se in tutto quello che dicevo fosse una nota falsa, come se tutto fosse vero e allo stesso tempo parte di un'eterna rappresentazione. Gli ho detto torna a trovarmi, e lui io non prometto niente, e io ma pensaci, e poi me ne sono andata, maledetta piscina, maledetti orari dai quali continuiamo a farci inscatolare la vita. Se fossi restata avrei potuto fare qualcosa di più, agganciarlo in qualche modo? Lui non è più tornato per una settimana, ipotizzo che non sia casuale.
Entrano dei giornalisti, mi fotografano, mentre faccio finta di far qualcosa. Domani apparirò, ironicamente, sui giornali, a rappresentare un posto in cui non ci sono più. I momenti di stillicidio, il confronto spossante con le esistenze ai margini di tutti i giorni, diventeranno istituzione sui giornali, un fascio di compiti e di attività, e tutto sembrerà un efficiente ingranaggio.
S. mi porta una grande guantiera nella quale vagano come sperduti alcuni vol au vents e dei dolcetti alla crema, al cioccolato. Li deglutisco automaticamente, in una sorta di rito d'addio, dimesso come è giusto che sia.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

di certo è un lavoro che ti avrà molto arricchita.oro dell'esperienza.Buonanotte, D

barbara68 ha detto...

infatti, sono preoccupata di rimanere a digiuno di esperienza, è una fame che non si placa mai.

Anonimo ha detto...

A volte parole che pronunciamo e che ci sembrano inadeguate e meccaniche donano forse inspiegabilmente sollievo al cuore di chi ci ascolta, senza che ce ne si accorga (né noi né lui, non subito almeno). E' un'esperienza che ho fatto tante volte (in entrambi i "ruoli") e che, quando ci penso, mi aiuta a superare lo sconforto che talvolta provo verso le parole... Non sono inutili gli incoraggiamenti, anche quando sembrano tali. :-)

barbara68 ha detto...

è quello che mi auguro, Ilaria, che non tutto sia andato perso :)
talora le parole sono azioni lente, ad esempio mi accorgo di come recepisca solo nel tempo quelle del mio psicoanalista, come se queste dopo esser pronunciate avessero bisogno di una metabolizzazione.

Anonimo ha detto...

Uhm, anche tu dallo psicoanalista... Se ti va, una volta potremmo scambiarci qualche opinione, al riguardo... Mi interesserebbe molto.
Ora finalmente ho capito che lavoro stavi facendo... Assomiglia un po' al mio grande sogno di andare in Africa e restarci per sempre ad aiutare tutto l'aiutabile.

barbara68 ha detto...

guarda fg, ultimamente ammorbo un sacco di persone con i resoconti delle mie sedute con lo psicoanalista o di alcune sue considerazioni(no, non tante ma alcune), quindi meglio scambiarsi le esperienze tra chi ci va, anche a me interessa molto...
Sì, era uno dei miei tanti lavori, molti dei quali sostenuti dal "complesso da benefattore dell'umanità", ma bisogna avere molta energia, essere forti, pensare che non sempre si può dare il massimo, e che a volte non si può fare proprio nulla, è così...
bene, aspetto tue considerazioni allora :))

Anonimo ha detto...

Le parole sì, sono lente, devono sedimentarsi e trovare spazio nella nostra parte più interiore... Giulia

barbara68 ha detto...

sì Giulia, se si fanno cose con le parole, le parole possono anche farsi strada nella psiche, e lo fanno, nel bene e talvolta, purtroppo, anche nel male, lasciando impronte.
Ma vedo che sei tornata, mi fa piacere, ciao :))

Anonimo ha detto...

ciao e grazie
borbonico

Anonimo ha detto...

Adesso sto al chiodo a lavorare, appena ho un attimo libero ti mando un'e-mail... ;-)
Mi mandi il tuo indirizzo in pvt?

barbara68 ha detto...

anch'io sto al chiodo chèrie, ma mi costringerò a passare un finesett quasi libero. ti mando.

barbara68 ha detto...

ciao bourbonico ancora buone vacanze e non dimenticate di comprarci una calamitina da frigo ehhh ;))

film à ne pas rater

  • Come l'ombra, Marina Spada
  • el-Jenna alan, Paradise now, Hany Abu-Assad
  • Il segreto di Esma, Jasmila Zbanic
  • Inland Empire, David Lynch
  • La vita segreta delle parole, Isabelle Coixet
  • Mille miglia lontano, Zhang Ymou
  • Rosetta, Jean-Pierre e Luc Dardenne

letture

  • Amitav Ghosh, circostanze incendiarie, Neri Pozza
  • Aminatta Forna, Le pietre degli avi, Feltrinelli
  • Studio Azzurro. Videoambienti, ambienti sensibili
  • Rick Moody, I rabdomanti, Bompiani
  • Claire Castillon, Veleno, Bompiani
  • Werewere Liking, La memoria amputata, BCD editore
  • Antonio Pascale, La manutenzione degli affetti, Einaudi
  • Simon Ings, Il peso dei numeri, Il Saggiatore

ascolti dalla a alla zebda

  • Aida Nadeem, Out of Baghdad
  • Alessandro Scarlatti, Giovanni Bononcini, "Andate, o miei sospiri"
  • Amine e Hamza M'Rahi, Asfar
  • David Sylvian, Nine horses
  • David Sylvian, tutto
  • Diego Ortiz, Ad Vesperas, Cantar Lontano
  • Domenico Gabrielli, Opera completa per violoncello
  • Emanuela Galli, Gabriele Palomba, Franco Pavan, Languir me fault
  • Eric Truffaz, Mounir Trudi, Face-à-face
  • François Couperin, Leçons de Ténèbres
  • Gianmaria Testa, Extra-muros
  • Henry Purcell, Fantazias, Rose Consort of viols
  • Hildegard von Bingen, Canti estatici
  • J.S. Bach, Soprano Cantatas, Cappella Istropolitana
  • Japan, tutto
  • Marc Antoine Charpentier, Salve Regina
  • Marin Marais, Pièces à deux violes 1686
  • Mario Biondi (essì, Mario Biondi)
  • Paolo Conte, Elegia
  • Ray Lema, Mizila
  • Rose consort of viols, Elizabethan songs and consort music
  • Sonia M'Barek, Tawchih
  • Vengeance du rap tunisien
  • Violent femmes, Violent femmes (purissima goduria)
  • Zebda, Essence ordinaire

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