Still life
Still Life è un film che non va tanto ascoltato quanto guardato, perché la maggior parte della passa dalle immagini. Lo sfondo è quello di una zona stravolta da un gigantesco piano infrastrutturale di costruzione di dighe, che prevede la sommersione della vallata fino al livello di centocinquanta metri. Nel villaggio di Fenjie si intrecciano due storie, due ricerche di persone la cui vita è stata in qualche modo influenzata dalla costruzione delle dighe. Han Sanming, un minatore, giunge nel villaggio per trovare l'ex moglie, che aveva comprato e che gli era stata portata via dalla polizia, e la figlia sedicenne che non ha mai visto. Ma la moglie si è spostata chissà dove a causa e lui rimane lì ad aspettare partecipando ai lavori manuali di demolizione delle case. Un'altra donna del suo stesso villaggio arriva anche lei a cercare il marito ingegnere che non vede da due anni, che probabilmente ha una relazione con un'altra donna, decidendo di lasciarlo. Dopo un anno Han Sanming ritrova la ex moglie, che lavora su una barca in attesa di un riscatto di trentamila yuan (anche se il motivo resta vago, sembra un probabile debito dovuto dal fratello della donna), mentre la figlia si è spostata ancora più a sud per lavorare. Il film non va compreso tanto guardando alle storie dei protagonisti che più spiccano ma alla coralità dei personaggi. La narrazione rimane quasi bloccata. I demolitori non fanno altro che demolire e mangiare, in una tacita solidarietà maschile. La moglie di Han Sanming comprende in uno dei dialoghi finali che la sua vita sarebbe stata migliore se l'avesse trascorsa con il marito che l'aveva comprata. Il breve scorcio sulla vita della burocrazia della zona mostra come causa agente un potere senza volto che può decretare lo smantellamento ipso facto delle case, che non si cura degli infortunati sul lavoro, e che spinge migliaia di persone all'esodo nelle direzioni più casuali. La mancanza di narrazione dice l'immobilità di queste esistenze, che sono ben lungi da poter configurare la propria vita come quella cicogna che Karen Blixen diceva apparisse alla fine del percorso esistenziale, cioé il disegno di una storia in qualche modo intenzionale. Comincio a pensare che questa sia una delle ultime grandi narrazioni occidentali, tra le più tenaci a morire. Più di ogni cosa parlano le immagini, le bellissime vallate sommerse e brumose, il paesaggio dominante degli scheletri dei palazzi in demolizione. E particolarmente toccante è la scena di un vecchio che è costretto a lasciare la vecchia casa da demolire, e che va ad abitare in un vano ricavato sotto l'arcata di un ponte. Mentre la propaganda cinese inneggia al trionfo del piano, parla dell'entusiastica partecipazione degli abitanti alla demolizione, illumina in modo spettacolare nuovi ponti, e si viene a sapere che nelle miniere possono esserci decine di morti ogni anno. Un film senza sbavature, che non urla le sue denunce, non commuove, ma lascia solo il senso della mancanza di senso di vite alla deriva, senza alcuna chance di progettualità, travolte come le case.
Devo fare una post-illa a questo post. A volte i tentativi occulti di Google di influenzare le nostre vite attraverso l'ordine dei siti corrispondenti alle parole chiave ha qualche vantaggio. Io per esempio cercando la locandina del film ho trovato questo sito molto interessante con le sinossi dei film, tutte le recensioni pubblicate dai giornali e anche i commenti degli spettatori. Questa frase in particolare mi ha colpita: "descrizione unilaterale di una civiltà troppo avulsa dalla nostra". E' quel "descrizione unilaterale" che proprio non riesco a capire cosa voglia dire. Doveva essere bilaterale, poliedrica, bipartisan, concertata, occidentale, dodecaedrica, dodecafonica, pentapartitica, pentagrammatica, boh? Il concetto di autorialità non è estensibile ai cinesi? Rimango una morettiana di ferro: chi parla male, pensa male. E poi tutto rimane "troppo avulso", che tristezza.
Devo fare una post-illa a questo post. A volte i tentativi occulti di Google di influenzare le nostre vite attraverso l'ordine dei siti corrispondenti alle parole chiave ha qualche vantaggio. Io per esempio cercando la locandina del film ho trovato questo sito molto interessante con le sinossi dei film, tutte le recensioni pubblicate dai giornali e anche i commenti degli spettatori. Questa frase in particolare mi ha colpita: "descrizione unilaterale di una civiltà troppo avulsa dalla nostra". E' quel "descrizione unilaterale" che proprio non riesco a capire cosa voglia dire. Doveva essere bilaterale, poliedrica, bipartisan, concertata, occidentale, dodecaedrica, dodecafonica, pentapartitica, pentagrammatica, boh? Il concetto di autorialità non è estensibile ai cinesi? Rimango una morettiana di ferro: chi parla male, pensa male. E poi tutto rimane "troppo avulso", che tristezza.
4 commenti:
questo film ce lo fecero vedere a Venezia, fuori programma proprio perchè vincitore del leone, la pellicola ogni tanto si interrompeva, siccome non l'avevano messa non so su quale altro supporto tecnico, fummo costretti a ricominciare da capo per due, tre volte, non ti dico con quale goduria :-)
proprio ieri o ieri l'altro hanno mostrato in tv una signora cinese che, non volendo lasciare il suo appartamento, per le famose demolizioni in favore dei centri commerciali, era rimasta sola in mezzo alle macerie, una pena.
marisa sì, proprio una gran pena, ho visto altri film su questo tema, le politiche di ristrutturazione urbanistica e dislocazione in Cina sono spietate.
yz, sei gentile come sempre ma io questa descrizione la trovo un po' piatta e salvo solo tre frasi, tra cui quella che citi tu :-)
non c'entra niente con questa articolata recensione, ma ieri notte ho visto l'anno del dragone con un mikirourk mesciato alle prese con la mafia cinese a broccolino...una cagata yacuzzi immane...
barone
barone: e chi te l'ha fatto fare? :-D
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